Ambito: telecomunicazioni
Due giornali, l'Unità e il Giornale, entrambi impegnati politicamente, sebbene su fronti opposti, hanno pubblicato la notizia dell'istituzione, da parte della Rai, di una metodologia per la segnalazione all’Organismo di Vigilanza, di notizie di ipotesi di reato e di osservazioni e suggerimenti riguardanti il funzionamento e le violazioni delle procedure “231”.
Il richiamo è naturalmente all'ex-D.Lgs 231/2001 (qui il testo aggiornato con le modifiche del 2007), una norma nata per estendere alle persone giuridiche (e quindi alle società) la responsabilità penale di un reato commesso da una persona fisica e dunque accusare anche l’azienda di non aver vigilato su un suo dirigente o dipendente.
La legge impone alle società l'obbligo di dotarsi di «modelli organizzativi» che blocchino o mitighino la possibilità per un dipendente di commettere un reato, come la truffa ai danni dello Stato o di un ente pubblico, le false comunicazioni sociali, l'aggiotaggio, le frodi informatiche, la corruzione, la concussione e tutti i reati contro la persona.
Gli articoli delle due testate interpretano la notizia come una palese manifestazione del clima da "caccia alle streghe" che si è venuto a creare recentemente in Rai.
Non voglio qui affrontare una discussione politico/organizzativa in merito alle questioni interne Rai, ai dissidi tra la direzione generale di Masi e i giornalisti, quanto invece sottolineare che le segnalazioni anonime all'Organismo di Vigilanza Rai, sono previste e obbligate dalla ex-legge 231 e che avrebbero dovuto essere implementate ben prima di questa data.
L'art. 6, comma secondo, pt. d) del d.lgs. 231/2001 prevede che il modello organizzativo di cui l'azienda deve dotarsi, per essere efficace deve, tra i vari elementi, prevedere obblighi di informazione nei confronti dell'organismo deputato a vigilare sul funzionamento e l'osservanza dei modelli.
L'obbligo di informazione (si parla di obbligo, beninteso, e non di "facoltà") stabilito dal D.Lgs. 231/01 è stato concepito come ulteriore strumento per agevolare l’attività di vigilanza sull’efficacia del Modello e di accertamento a posteriori delle cause che hanno reso possibile il verificarsi del reato.
Questo obbligo riguarda sia le funzioni aziendali a rischio (tenute a segnalare "le risultanze periodiche dell’attività di controllo dalle stesse posta in essere per dare attuazione ai modelli" e "le anomalie o atipicità riscontrate nell’ambito delle informazioni disponibili"), sia i "dipendenti che vengano in possesso di notizie relative alla commissione dei reati in specie all’interno dell’ente o a “pratiche” non in linea con le norme di comportamento che l’ente è tenuto ad emanare [...] nell’ambito del Modello disegnato dal D. Lgs. n. 231/2001". [1]
Con riferimento alla seconda tipologia (quella dei dipendenti), nulla vieta né nulla può impedire che alcune di queste segnalazioni avvengano in forma anonima; cioè che è importante, è che -citando sempre Confindustria- "all’Organismo non incombe un obbligo di agire ogni qualvolta vi sia una segnalazione, essendo rimesso alla sua discrezionalità e responsabilità di stabilire in quali casi attivarsi", in quanto "le informazioni fornite all’organismo di vigilanza mirano a consentirgli di migliorare le proprie attività di pianificazione dei controlli e non, invece, ad imporgli attività di verifica puntuale e sistematica di tutti i fenomeni rappresentati."
Già nel 2006, nel documento di Bilancio Civilistico della Rai, si affermava:
Nel corso dell’anno abbiamo incontrato anche i componenti dell’Organismo di Vigilanza previsto dal D. Lgs. 231/2001 - istituito in forma collegiale nell’ottobre 2005 - per ottenere informazioni circa lo stato di introduzione in azienda delle disposizioni previste dal sopra richiamato D. Lgs. in merito alla responsabilità amministrativa delle società.
Il Collegio nell’incontro con i membri dell’Organismo di Vigilanza – nel prendere atto dei progressi raggiunti - non ha mancato di richiamare l’attenzione sulla necessità di completare definitivamente l’introduzione di tutte le disposizioni normative per consentire l’avvio sistematico dell’attività dell’Organismo di Vigilanza e di far sì che gli stessi provvedimenti siano, tempestivamente, estesi a tutte le società del Gruppo.
Tutte le aziende devono conformarsi a questa normativa, anche la Rai, che secondo i due giornali citati qui sopra l'ha fatto con qualche anno di ritardo; quelle che ancora non l'hanno fatto, potrebbero essere passibili di sanzioni amministrative.
Diventa chiaro, quindi, come il desiderio di creare una notizia seguendo un onda mediatica, che vede la Rai protagonista da tempo a causa delle sue vicende interne, cerca di distogliere l'occhio dell'opinione pubblica dal reale nocciolo del problema, ovvero, la mancanza di meccanismi di controllo efficienti che, seppur stabiliti da una legge di quasi 10 anni fa, nella maggior parte delle aziende italiane ancora non sono stati implementati.
Fonti:
Il giornale:La Rai apre l’ufficio «spie» per scoprire truffe e corruzione
L'Unità: Rai, quell’invito in busta paga «Denunciate, sarete anonimi»
Blog Compliance Aziendale
[1] Confindustria, Linee Guida per la costruzione dei Modelli di organizzazione, gestione e controllo ex D.Lgs. 231/01, Approvate il 7 marzo 2002 e aggiornate al 24 maggio 2004, cap. III, par. 3.
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