Ambito: generale
Tipologia: frode aziendale
Un dipendente di un impresa di vigilanza privata è stato recentemente condannato per peculato dal Tribunale di Matera per aver chiamato le linee erotiche dal telefono dell’azienda presso cui è stato incaricato di svolgere il suo servizio dall’istituto di vigilanza.
La guardia giurata ha infatti tradito la consegna ricevuta, che consiste nel salvaguardare il patrimonio dell’azienda.
I giudici non hanno avuto dubbi sulla colpevolezza dell’imputato, che è emersa dall’incrocio fra i tabulati telefonici e i fogli presenza: le chiamate alle hot line si verificavano mentre il vigilante risultava in servizio e cessavano quando il lavoratore era in ferie o permesso. L’azienda è si è vista recapitare bollette telefoniche per circa 21.500 euro in cinque mesi per quasi tremila telefonate a hotline.
Nonostante la difesa avesse propugnato la fattispecie meno grave di appropriazione indebita aggravata, il reato di peculato è stato contestato in quanto il dipendente dell’istituto di vigilanza è pur sempre chiamato a difendere i beni dell’azienda. Il vigilante è stato quindi condannato a due anni e mezzo di reclusione.
I giudici hanno ritenuto irrilevante il fatto che il responsabile delle chiamate alle linee erotiche dal telefono d’ufficio abbia rimborsato l’ente di appartenenza: il “ravvedimento”, purtroppo, non è servito a cancellare il reato.
La guardia giurata ha infatti tradito la consegna ricevuta, che consiste nel salvaguardare il patrimonio dell’azienda.
I giudici non hanno avuto dubbi sulla colpevolezza dell’imputato, che è emersa dall’incrocio fra i tabulati telefonici e i fogli presenza: le chiamate alle hot line si verificavano mentre il vigilante risultava in servizio e cessavano quando il lavoratore era in ferie o permesso. L’azienda è si è vista recapitare bollette telefoniche per circa 21.500 euro in cinque mesi per quasi tremila telefonate a hotline.
Nonostante la difesa avesse propugnato la fattispecie meno grave di appropriazione indebita aggravata, il reato di peculato è stato contestato in quanto il dipendente dell’istituto di vigilanza è pur sempre chiamato a difendere i beni dell’azienda. Il vigilante è stato quindi condannato a due anni e mezzo di reclusione.
I giudici hanno ritenuto irrilevante il fatto che il responsabile delle chiamate alle linee erotiche dal telefono d’ufficio abbia rimborsato l’ente di appartenenza: il “ravvedimento”, purtroppo, non è servito a cancellare il reato.
Fonte: La Stampa