mercoledì 24 novembre 2010

USA/Svizzera: UBS perde 10 milioni di euro in commissioni a causa di un'email

Ambito: finanza
Tipologia: fuga di informazioni confidenziali


General Motors ha escluso UBS dal gruppo dei sottoscrittori iniziali della sua IPO a causa di una email non autorizzata inviata da un dipendente della banca svizzera.
UBS, elencata come sottoscrittore lo scorso 29 ottobre, non è poi apparsa nella lista finale.


Secondo Reuters, un analista di UBS avrebbe inviato una email a 100 destinatari illustrando la valutazione delle azioni dell'azienda automobilistica la notte prima che la società definisse i termini della sua IPO del valore di 13 miliardi di dollari: tale email è stata inviata a una serie di indirizzi errati portando UBS a contravvenire alle regole della SEC sulla non divulgazione di informazioni relative alle IPO.
GM ha anche affermato, per dovere di cronaca, di non aver avuto alcuna responsabilità circa i contenuti della email, che non aveva avuto alcuna conoscenza dell'invio della email prima che fosse stata inviata e, naturalmente, che il messaggio non corrispondeva in alcun modo con la visione della società.
I principali sottoscrittori dell'IPO sono stati Morgan Stanley, JPMorgan, Bank of America Merrill Lynch e Citigroup.

Nota:
da quanto è emerso, pare che sia stata GM a divulgare la fuga di informazioni, ed è quindi lecito supporre che UBS non ne abbia saputo nulla fino a che una terza parte non ha contattato GM. Questo naturalmente rimane nell'ambito delle supposizioni.
E' comunque probabile che tutti noi abbiamo commesso, in qualche momento della nostra vita, l'errore di inviare una email a un destinatario sbagliato, lasciando che l'opzione di auto-riempimento del campo indirizzo ci facilitasse la vita, o scegliendo una lista di distribuzione errata.

Il capro espiatorio ora è l'analista UBS, che, secondo alcune voci, sarebbe stato licenziato. Ma in questi casi non è possibile indicare un unico responsabile, perchè è più opportuno chiamare in causa il "concorso di colpa".
E' assolutamente vero che un controllore dell'azienda non può essere presente al momento in cui il dipendente preme il tasto INVIO sulla tastiera, e quindi non è possibile controllare al 100% le azioni della componente più fallibile di tutta la catena operativa.
Ma è altresì vero che un'informazione fondamentale come quella di cui stiamo parlando, che si trascina una provvigione di 10 milioni di dollari, deve essere classificata in modo adeguato e chi la maneggia deve essere edotto in modo puntuale sul suo trattamento, in ogni momento del ciclo di vita di questa informazione.
Oltre alle policy, esistono anche strumenti tecnologici per analizzare il contenuto delle email e per impedire al materiale classificato di lasciare l'azienda: non sempre questi strumenti sono funzionali (è più semplice, ad esempio, definire un documento come segreto, o un insieme di contenuti come confidenziali e bloccarne l'invio. La tematica è molto ampia e necessita di altrettanto ampie dissertazioni.), ma di sicuro anche gli strumenti (sottolineo ANCHE) possono fare il loro dovere.

UBS non ha perso solo un deal da 10 milioni di dollari, ma ha compromesso la sua reputazione in questo ambito: alla prossima IPO dovrà lavorare molto duramente per dimostrare di non poter ripetere l'errore già commesso.

Immagine: copyright UBS 2006

Nessun commento:

Posta un commento